Parla Filippo Treno, mister e artefice della storica stagione che ha portato l’Hockey Club Pistoia alla finale scudetto.

Inutile negarlo, il principale artefice dei miracolo Hockey Club Pistola è lui, Filippo Treno. Il giovane tecnico, classe 77, siede sulla panchina arancione da tre stagioni. Sotto la sua guida prima è arrivata la storica promozione in serie A, poi un’imperata salvezza ai playout e, infine, la prestigiosa finale scudetto di domenica scorsa, persa sul filo di lana.
Inevitabile quindi collegare il suo avvento con l’inizio di questa entusiasmante cavalcata, inevitabile rendere merito a Treno per quello che ha fatto con la squadra della sua città, dove ha mosso i primi passi da giocatore prima che un problema alla vista lo costringesse a interrompere precocemente la sua carriera in campo e contestualmente ad avviare quella di tecnico. Un percorso quest’ultimo costellato di successi: inizialmente scudetto con l’Under 14 femminile di Viareggio, scudetto con l’Under 16 maschile di Pistoia e medaglia d’oro con la rappresentativa regionale ai giochi studenteschi. Poi ben sei anni al Cus Bologna, trascinato dalla serie B ai playoff scudetto. Infine, il recente ritorno a Pistoia ed il titolo di vice-campioni d’Italia, nonostante le mille difficoltà.
Filippo, che giudizio dai al campionato di quest’anno?
«Ovviamente più che positivo, se guardiamo ai propositi iniziali. Dopo la salvezza agli spareggi della scorsa stagione, quest’anno volevamo superare il concentramento di qualificazione, evitando così i playout e giocandoci senza troppe pressioni i playoff. Centrate con merito le final four, però, non ci siamo accontentati, ed abbiamo dato tutto, raggiungendo una storica finale e perdendola soltanto nei secondi finali».
Una sconfitta amara quindi, ma che non può cancellare grande risultato raggiunto.
«Ci siamo rimasti tutti molto male, ma lo sport è anche questo. Resta la soddisfazione di aver sconfitto squadre blasonatte come Verona e Roma e di aver lottato alla pari con Bra, indubbiamente la migliore del lotto».
Realtà dal mezzi e dalle disponibilità ben superiori rispetto alle vostre.
«Vi do un dato che penso sia esauriente in merito: Roma e Bra sono squadre composte interamente da profemionisti, tutti a libro paga. Per questo sono ancora più fiero del lavoro che abbiamo svolto, carico di passione, sacrificio e spirito di gruppo, grazie al quale siamo riusciti a colmare la distanza che ci separava da queste realtà».
Quanto ha pesato il mancato appoggio dell’amministrazione?
«Sicuramente tanto, se si pensa che l’Hc Pistoia non ha ricevuto un euro da Comune e Provincia. Addirittura abbiamo dovuto pagare di tasca la palestra di Ponte Buggianese per ospitare il secondo concentramento. Inoltre non so come sarebbe andata a finire se durante l’anno avessimo potuto lavorare con più serenità e magari in strutture idonee».
Dopo rapititi di quest’anno, cosa prevedi per il futuro?
«Sicuramente non affronterò un’altra stagione senza potermi allenare in impianti adeguati. Quindi le opzioni sono tre: o la mia avventura qui termina quest’anno, o l’amministrazione ci viene finalmente incontro, o la società riesce a trovare una soluzione in proprio. In quest’ultimo caso, proporrò però che il suffisso “Pistoia” sia rimosso dall’intestazione della squadra, perchè non è possibile esportare il nome della città a livello nazionale senza avere nessun ritorno. Comunque vada, se rimarrò su questa panchina e se il gruppo rimarrà questo, l’obiettivo sarà inevitabilmente lo scudetto».

Alessandro Benigni

Fonte: Il Tirreno del 7 Febbraio 2012

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